# 1

Le donne possono diventare sterili dopo un aborto

Questo mito risale a quando l’aborto era illegale e quindi pericoloso. Un aborto sicuro e legale, eseguito da operatori qualificati, è molto raramente associato a rischi futuri per la fertilità. Gli aborti illegali eseguiti da operatori non qualificati e in condizioni igieniche non adeguate possono aumentare il rischio di infertilità futura in caso di infezioni o cicatrici uterine.

Una gravidanza conferma la fertilità della donna e la maggior parte delle donne ritorna alla fertilità precedente alla gravidanza subito dopo l’aborto. Un piccolo numero di donne subisce un ritardo nel ritorno ai normali cicli mestruali. Tuttavia, molte donne possono rimanere nuovamente incinte quasi subito dopo l’interruzione della gravidanza, poiché l’ovulazione successiva avviene 10-14 giorni dopo.

I rischi a lungo termine di un aborto sull’infertilità (come quelli dell’aborto al secondo trimestre, del parto pretermine e del basso peso alla nascita) sono stati rivisti in modo esaustivo nel 1982 e aggiornati nel 1990. Queste revisioni hanno costituito la base per la conclusione del chirurgo generale americano Everett Koop che “le sequele fisiche dell’aborto non sono diverse da quelle riscontrate nelle donne che hanno portato a termine la gravidanza o che non sono mai state incinte”. In particolare, non ci sono rischi significativi di infertilità secondaria, né con l’aborto chirurgico né con quello medico. Tuttavia, se un aborto chirurgico è seguito da infezione o complicato da preesistenti malattie sessualmente trasmissibili e non trattate, aumentano i rischi di infertilità secondaria, di gravidanza ectopica e di morte intrauterina. Questo può essere prevenuto con la somministrazione di antibiotici al momento dell’aborto.

L’esperto David G. Grimes aggiunge: “Gli aborti chirurgici precoci tendevano a essere eseguiti con il metodo della dilatazione e del curettage (D&C), con un rischio intrinseco ma ridotto di cicatrici che potevano portare a complicazioni. Tuttavia, questa tecnica è obsoleta, sostituita da un metodo di aspirazione molto più sicuro ed efficace all’inizio degli anni Settanta. Nel 21° secolo, l’OMS raccomanda una tecnica di aspirazione per l’aborto chirurgico, rendendo trascurabile il rischio per la fertilità futura”.

Fonti:
Global Library of Women’s Medicine, Long-Term Risks of Surgical Abortion

The Baby Center India, Does a past abortion or termination affect my chances of getting pregnant?

New England Journal of Medicine, Medical Abortion and the Risk of Subsequent Adverse Pregnancy Outcomes (Virk et al, 2007)

David G. Grimes, The Guardian, A scientist weighs up the five main anti-abortion arguments (2015)

# 2

L’aborto provoca il cancro al seno

L’aborto non aumenta la probabilità di avere una diagnosi di cancro al seno. Nel 2003, il National Cancer Institute (NCI) ha convocato un workshop con oltre 100 scienziati, che hanno valutato l’attuale portata degli studi sull’associazione tra eventi riproduttivi e rischio di cancro al seno. I partecipanti hanno concluso che l’aborto volontario non è associato ad un aumento del rischio di cancro al seno. Gli studi pubblicati dal 2003 continuano a confermare questa conclusione. Inoltre, le principali organizzazioni sanitarie di tutto il mondo concordano con questa conclusione, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’American Cancer Society, l’American Congress of Obstetricians and Gynecologists, il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, il German Cancer Research Center e la Canadian Cancer Society.

Molti studi sulla relazione tra pregresso aborto provocato e rischio di cancro al seno sono risultati metodologicamente errati, in particolare gli studi che si basavano su campioni piccoli o su studi “caso-controllo” che utilizzano gruppi di controllo di donne senza cancro al seno – che tendono a sotto-riportare i loro aborti rispetto ai gruppi di caso di donne affette da cancro alla ricerca di possibili cause. Ciò altera i risultati degli studi caso-controllo, facendo sembrare che le donne con cancro al seno abbiano avuto più aborti e creando un’apparente associazione.

Studi recenti più rigorosi (i migliori sono chiamati studi “prospettici” o “di coorte”) non dimostrano alcuna relazione causale tra l’aborto indotto e un conseguente aumento del rischio di cancro al seno, perché non si basano sull’auto dichiarazione delle donne che hanno abortito.
Ciononostante, i gruppi anti-choice continuano a tentare di dissuadere le donne dal scegliere l’aborto promuovendo questa correlazione screditata e sfruttando la loro paura del cancro al seno.

Fonti:

American College of Obstetrics & Gynecology, ACOG Committee Opinion: Induced Abortion and Breast Cancer Risk (2009)

Planned Parenthood Federation of America, Myths About Abortion and Breast Cancer (2003)

Dr. David A. Grimes, Abortion and Breast Cancer: How Abortion Foes Got It Wrong (2015)

Rewire, How Deeply Flawed Studies on Abortion and Breast Cancer Become Anti-choice Fodder, by Joyce Arthur (2014)

The Guardian, A scientist weighs up the five main anti-abortion arguments, by David Robert Grimes (2015)

# 3

Le donne che hanno abortito hanno problemi psicologici (sindrome post abortiva)

Il mito della “sindrome post-aborto” è stato inventato dal movimento anti-choice per spaventare le donne e per non abortire. Le migliori prove scientifiche indicano che tra le donne adulte con una gravidanza non pianificata, il rischio relativo di problemi di salute mentale non è maggiore dopo un aborto precoce rispetto a dopo il parto.

Uno studio del luglio 2015 condotto negli Stati Uniti ha rilevato che il 99% delle donne non si pente del proprio aborto. Le donne dello studio hanno sperimentato una diminuzione dell’intensità emotiva nel corso del tempo e la stragrande maggioranza ha ritenuto che l’interruzione di gravidanza fosse la decisione giusta per loro nell’arco di tre anni. Uno studio precedente, condotto nel 2000, aveva rilevato che l’80% delle donne non era depresso dopo aver abortito, quasi il 70% si dichiarava soddisfatto della decisione presa e il 72% riferiva di aver tratto più benefici che danni dall’aborto. Quando alle donne viene negato l’aborto, è più probabile che vivano in povertà e in situazioni di abuso in casa, e anche i bambini indesiderati ne soffrono.

Il sentimento più comunemente riferito dopo un aborto è il sollievo. Anche il dolore e la tristezza sono emozioni comuni dopo un aborto, come per qualsiasi evento grave della vita, ma le emozioni negative generalmente si attenuano nel giro di poche settimane. Spesso questi sentimenti sono legati alla gravidanza indesiderata o ad altri fattori della vita, non all’aborto in sé, che tende a risolvere l’ansia e lo stress.

In tutti gli studi, la salute mentale precedente è il più forte fattore predittivo della salute mentale post-aborto. Alcune sottocategorie di donne possono avere maggiori difficoltà a gestire la situazione dopo un aborto, come le adolescenti, le donne con gravidanze desiderate andate male, le donne ambivalenti e le donne molto religiose. Ironicamente, le emozioni negative come il senso di colpa e la vergogna sono spesso il risultato dello stigma imposto dal movimento anti-choice.

Fonti:

American Psychological Association, Mental Health and Abortion, 2008

PLOS One, Decision Rightness and Emotional Responses to Abortion in the United States: A Longitudinal Study, Rocca et al., July 2015

ANSIRH – The Turnaway Study (2015)

HP David – Born Unwanted: mental health costs and consequences (2011)

JAMA Psychiatry, Psychological Responses of Women After First-Trimester Abortion, Major et al., 2000

American Psychologist, Abortion and Mental Health: Evaluating the Evidence, Major et al., 2009

Guttmacher Institute, Abortion and Mental Health, 2011

Guttmacher Institute, Susan A. Cohen, Still True: Abortion Does Not Increase Women’s Risk of Mental Health Problems (2013)

# 4

Un medico può accertare che si è avuto un aborto

Nessuno può accertare se una donna ha avuto uno o più aborti, perché non lascia nessuna traccia. E’ la gravidanza stessa, tuttavia, che lascia tracce. L’ormone della gravidanza Beta-HCG si disperde lentamente dall’organismo e un test di gravidanza può risultare ancora positivo fino a 4-6 settimane dopo.

Se si pratica un aborto medico con i farmaci mifepristone e misoprostolo (o con il solo misoprostolo), l’effetto è simile a quello di un aborto spontaneo ed è impossibile per un medico distinguere la differenza. I farmaci vengono metabolizzati entro 24-48 ore e non vengono rilevati da nessun esame del sangue ordinario.

Anche se si verificano complicazioni come infezioni o ritenzione di materiale, queste possono verificarsi esattamente come in un aborto spontaneo.

L’unica volta in cui un medico può sospettare che abbiate avuto un aborto in precedenza è se avete avuto un aborto non sicuro con gravi complicazioni che hanno lasciato cicatrici o altri segni di lesioni permanenti sull’utero o sulla cervice.

Fonti:

Women on Waves, Misoprostol, abortion pill, cytotec
Dr. Aarti Abraham (Health Care Magic), Can mifepristone and misoprostol be detected by blood test? (2013)

# 5

Le donne hanno un tasso di mortalità più alto dopo l’aborto

Il parto è almeno 14 volte più pericoloso dell’aborto, come dimostrano i dati degli Stati Uniti. Uno studio del 2012 ha rilevato che il tasso di mortalità associato alla gravidanza tra le donne che hanno partorito bambini vivi è stato di 8,8 morti per 100.000 nati vivi (media annua, tra il 1998 e il 2005). Il tasso di mortalità per aborto indotto nello stesso periodo è stato di 0,6 morti per 100.000 aborti. Tuttavia, i tassi di mortalità materna negli Stati Uniti sono peggiorati notevolmente: nel 2015 sono stati registrati 26,4 decessi ogni 100.000 nati vivi (parte dell’aumento, ma non tutto, potrebbe essere attribuibile a un miglioramento delle segnalazioni), anche se i tassi continuano a diminuire in altri Paesi sviluppati. Non ci sono prove di un aumento dei decessi legati all’aborto negli Stati Uniti.

Su 4,2 milioni di gravidanze (dati 2008) che ogni anno si concludono con un nato vivo negli Stati Uniti, 700 donne muoiono (dati 2017) e oltre 2 milioni di donne soffrono di complicazioni della gravidanza, di cui 20.000 in pericolo di vita (dati 2008). In confronto, solo 5 o 6 donne americane muoiono ogni anno a causa dell’aborto, anche se almeno 1 gravidanza su 5 termina con un aborto.

L’enorme differenza tra la sicurezza del parto e quella dell’aborto si ripete in tutti gli altri paesi in cui l’aborto è legale. Il motivo per cui esiste il mito “l’aborto è pericoloso” è perché il movimento anti-choice interpreta male gli studi che sembrano dimostrare che le donne che abortiscono hanno maggiori probabilità di morire in seguito, rispetto alle donne che partoriscono. Un esempio chiave è uno studio finlandese del 2004, spesso citato dagli attivisti anti-choice, che ha rilevato che le donne che abortiscono hanno maggiori probabilità di morire per qualsiasi causa fino a un anno dopo l’aborto, rispetto a quelle che partoriscono – in particolare, di solito viene citato il rischio di morte per suicidio, anche se un altro studio non ha trovato questa correlazione.

Il punto chiave è che la correlazione non equivale alla causalità, il che significa che potrebbero essere altri fattori a portare ad un aumento del rischio di morte, non l’aborto di per sé. Le donne che abortiscono non dovrebbero mai essere paragonate alle donne con gravidanze desiderate che partoriscono, poiché sono due gruppi abbastanza diversi. Le ultime tendono a trovarsi in situazioni di vita più stabili e sane, mentre le donne che scelgono l’aborto lo fanno spesso a causa di circostanze di vita difficili, come cattiva salute, età (troppo giovane, troppo vecchia), povertà, abuso dea parte del partner, abuso di droghe o alcol, problemi psicologici o altri problemi. Sono questi fattori che portano ad un aumento del rischio di morte per le donne che abortiscono, non l’aborto di per sé. (Inoltre, l’aumento del rischio di morte è piuttosto ridotto).

Fonti:

Obstetrics & Gynecology, The comparative safety of legal induced abortion and childbirth in the United States. Raymond & Grimes (2012)

National Public Radio – U.S. Has The Worst Rate Of Maternal Deaths In The Developed World (2017)

British Journal of Psychiatry, AC Gilchrist et al, Termination of pregnancy and psychiatric morbidity (1995)

Centers for Disease Control, Pregnancy Related Deaths (2017)

CDC’s Abortion Surveillance System FAQs (2013)

Guttmacher Institute, Induced Abortion in the United States (2017)

American Journal of Obstetrics & Gynecology, Pregnancy-associated mortality after birth, spontaneous abortion, or induced abortion in Finland, 1987-2000 (Gissler et al., 2004)

Pro-Choice Action Network, Beware of meaningless studies by anti-choice researchers (2003)

# 6

L’aborto comporta un aumentato rischio di complicazioni nelle future gravidanze

L’aborto sicuro e legale, praticato da operatori qualificati, non è collegato ad alcun rischio per una futura gravidanza, sia in caso di aborto chirurgico che medico. Ci sono pochissime o nessuna prova di alcun impatto sulla capacità di una donna di concepire e portare a termine una gravidanza in base alla sua storia di aborto terapeutico. L’incapacità di concepire o portare a termine una gravidanza si basa su molti fattori (ad esempio, infezioni sessualmente trasmesse, genetica, fattori ambientali e sociali, ecc.)

Le donne che non hanno abortito sperimentano successivi aborti spontanei, gravidanze ectopiche o placenta previa in percentuali simili a quelle delle donne che hanno abortito. I risultati complessivi di molti studi non evidenziano un’associazione causale tra aborto provocato e gravidanza ectopica. Il rischio di placenta previa (in cui la placenta ricopre parzialmente o totalmente la cervice, causando spesso gravi emorragie durante la gravidanza e il parto) aumenta con il numero di parti precedenti, così come la presenza di cicatrici uterine dovute a interventi chirurgici precedenti, tra cui il parto cesareo e le complicazioni dovute ad aborti non sicuri o a trattamenti di raschiamenti per aborto spontaneo.

I rischi a lungo termine di un aborto per quanto riguarda l’aborto spontaneo al secondo trimestre, il parto prematuro, il basso peso alla nascita e l’infertilità sono stati esaminati in modo esaustivo nel 1982 e aggiornati nel 1990. Queste revisioni hanno costituito la base per la conclusione del chirurgo generale americano Everett Koop, secondo cui “le sequele fisiche dell’aborto non sono diverse da quelle riscontrate nelle donne che hanno portato a termine la gravidanza o che non sono mai state gravide”.

Fonti:
Global Library of Women’s Medicine, Long-Term Risks of Surgical Abortion

Options for Sexual Health, Common Abortion Myths and Facts

New England Journal of Medicine, Medical Abortion and the Risk of Subsequent Adverse Pregnancy Outcomes (2007)

# 7

Dopo un aborto molte coppie si lasciano

Un simposio del 2001 presso l’Ospedale Universitario di Ginevra ha esaminato le relazioni di coppia e la vita sessuale di 103 donne per 6 mesi prima e dopo un aborto. Hanno notato che la qualità della relazione di coppia è rimasta la stessa prima e dopo l’aborto. Se prima il rapporto era buono, lo è rimasto anche dopo. Se la coppia aveva avuto difficoltà precedenti, queste non venivano risolte con l’aborto. La stabilità di una coppia ha giocato un ruolo nella decisione di abortire.

I problemi legati al partner sono spesso un motivo richiamato per la scelta dell’aborto. Uno studio statunitense del 2004 ha rilevato che il 48% delle donne che hanno scelto l’aborto ha citato, come una delle ragioni principali, problemi relazionali o il desiderio di evitare la maternità da single, mentre l’8,2% ha citato problemi legati al partner come ragione principale. Tra il 2008 e il 2010, il 31% delle donne statunitensi ha indicato i problemi legati al partner come uno dei motivi principali. A volte una donna può abortire per cercare di salvare una relazione in crisi, ma di solito non funziona. Questi fattori aiutano a spiegare l’apparente associazione tra aborto e rottura della relazione (spesso citata dagli anti-abortisti), ma la correlazione non equivale alla causalità. Le cause delle rotture delle relazioni sono spesso varie e generalmente precedono l’aborto.

Fonti:

Psychische Folgen – Mythen und Fakten, 2001 (in German)

Contraception, Reasons why women have induced abortions: a synthesis of findings from 14 countries (2017)

Guttmacher Institute, Reasons U.S. Women Have Abortions: Quantitative and Qualitative Perspectives (2005)