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L’aborto non dovrebbe essere a carico dello stato

L’accesso all’aborto sicuro è parte integrante dell’assistenza alla salute riproduttiva delle donne. Non garantire l’aborto come servizio pubblico significa esporre le donne a un grave rischio, soprattutto quelle più svantaggiate. Questa negazione può essere considerata come una violazione dei diritti costituzionali della donna, quali la libertà, il potere decisionale sul proprio corpo, la privacy e l’uguaglianza (nei paesi dove esistono questi diritti). Molti governi forniscono questo servizio attraverso il sistema sanitario pubblico (come il Canada e il Regno Unito). Fornire il servizio di interruzione della gravidanza e integrarlo nell’offerta sanitaria pubblica assicura una più completa ed essenziale assistenza nell’ambito della salute riproduttiva.

Tuttavia in molti paesi (come gli Stati Uniti e l’Austria) l’aborto è separato dai servizi erogati tramite il sistema sanitario nazionale. Questo obbliga le donne a pagare il servizio di tasca propria o tramite assicurazione privata. Fornire questo servizio a livello pubblico invece è cruciale per assicurare equità e giustizia senza discriminazioni di genere o di ceto sociale. Negli Stati Uniti le donne meno abbienti sono spesso costrette a ritardare le tempistiche per i loro aborti, aspettando di aver risparmiato a sufficienza per poter permettersi il servizio, e facendo così aumentare i rischi legati alla propria salute. Un numero compreso tra il 18 e il 35% delle donne indigenti americane, che non hanno accesso ai servizi sanitari, è costretto a portare a termine la gravidanza, in violazione del loro diritto costituzionale.
Quando l’aborto non viene garantito a libello pubblico tende ad essere ghettizzato tutto il servizio, comprese le donne che lo richiedono e i professionisti che lo attuano. Questo contribuisce ad aumentarne la marginalizzazione, lo stigma, le restrizioni sull’accesso al servizio, e gli abusi di coloro che sono contrari all’aborto. Tutto questo infatti è accaduto negli Stati Uniti dopo che l’aborto fu reso un servizio a pagamento, grazie all’emendamento Hyde del 1973.

L’aborto deve essere un servizio gratuito anche perchè non si tratta di una procedura facoltativa, tanto quanto non lo è il parto. In altre parole, le conseguenze della gravidanza sono inevitabili: una donna incinta non può fare altro che decidere se partorire o abortire. Gli attivisti antiabortisti spesso dicono che “la gravidanza non è una malattia” e quindi l’aborto non dovrebbe essere finanziato dallo Stato. Ma lo stesso discorso potrebbe essere valido per il parto, dal momento che non ci sono ragioni mediche che obbligano una donna a restare incinta e diventare madre. Ancor più importante, la salute è molto più che l’assenza di malattia, vuol dire piuttosto raggiungere uno stato di benessere. Le donne che portano avanti gravidanze indesiderate non sono collocabili nel concetto di salute, pertanto l’aborto dovrebbe esser loro concesso gratuitamente in qualità di diritto.

Fonti:
Guttmacher Institute, At What Cost? Payment for Abortion Care by U.S. Women
Abortion Rights Coalition of Canada, Why Abortion Care Must Be Fully Funded